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Tante volte mi sono chiesto, che cosa può provare una madre quando deve affrontare la morte di chi ha messo al mondo? Ricordo diverse donne che mi hanno rivelato un po’ del loro dolore, solo un po’ perché, appena iniziavano a parlare, il ricordo del dolore impediva loro di continuare il racconto. Mi ricordo in particolare una di loro, ormai era anziana, aveva perso il figlio in un incidente di moto. Aveva appena 23 anni quando la morte improvvisa gli aveva portato via la vita.
Con la sua morte anche sua madre, pur avendo altri figli, sembrava non vivere più, o comunque sembrava continuare a vivere solo per dovere, il dovere verso gli altri suoi figli. Ormai sono passati circa 50 anni da quel tragico incidente ma lei continua, nonostante i tanti anni trascorsi, appoggiandosi al vecchio bastone e trascinando le sue vecchie gambe come un sacro rito, continua a recitare il rosario camminando verso il cimitero. I suoi figli ogni tanto la criticano, dicono che oramai dovrebbe accettare l’accaduto, che potrebbe benissimo pregare a casa, che rischia di scivolare sulla neve, che … ma il suo dolore sembra di placarsi solo celebrando, come se fosse la più sacra liturgia, una marcia lenta, appoggiata al bastone, recitando il suo rosario sotto voce. L’ultima volta che l’ho vista, è riuscita a dirmi, dopo che ha cominciato parlare del suo figlio morto: … e se non ci fosse la Madonna con me … diventerei matta, impazzirei. Solo lei, riesce a capirmi. Se non ci fosse il rosario (silenzio e poi il lungo pianto ) … io sarei morta.
Chi riesce a capire il dolore della madre che vede morire il proprio figlio prima di lei? Ogni ricordo lacera il cuore!
Una volta mi disse: Mi ricordo, dopo la guerra, ero incinta, avevo fame, e avevo tanta paura per il mio bambino … . Mi ricordo quando la prima volta mi ha chiamato «mamma». Mi ricordo … una volta era caduto dalla bici e si era fatto una brutta ferita …, mi ricordo quando ero malata e lui era venuto da me sul letto e mi asciugava il sudore della fronte … (poi la donna piangeva a lungo). Ogni ricordo fa tanto male, per andare avanti, devo recitare il rosario, se no piango. I miei figli non mi capiscono. I vicini mi prendono per matta.
Non vorrei fermarmi tanto sul dolore di una madre nel vedere morire il suo bambino prima di lei, non è neanche mio scopo paragonare il dolore di una madre al dolore di un’altra madre. E’ difficile per noi umani capire il dolore sovraumano di Myriam. Anche se la donna, descritta da me poco prima, mi diceva che capisce li dolore della Madonna, sono convinto ed intuisco, che in Myriam a parte il dolore umano, c’è un’agonia spirituale senza possibilità di morire. Un dolore che solo Lei può capire, un dolore che è passato non solo per il cuore di una Madre che amava senza porre i limiti al suo amore, ma un dolore a noi sconosciuto perché oltre l’umano.
Maria così unita a suo Figlio (il Figlio di Dio) non solo da un vincolo naturale ma soprattutto spirituale e divino, deve separarsi da Colui al quale era legata in modo unico, spiritualmente profondo.
Più ami, più il dolore è forte. Myriam amava con amore puro, soprannaturale, viveva solamente per Dio e ora il dolore della perdita di suo Figlio è proporzionato al suo amore. Non vorrei parlare tanto in questo momento, le parole ostacolano, disturbano. Nessuno di noi è capace di provare il dolore che trapassò l’anima di Myriam, la quale conoscendo Gesù e il suo amore per il Padre, Lo vide gridare con tutte le forze che gli erano rimaste: «Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato» (Mt 27, 46). Un dolore senza pietà! E’ un vero miracolo che la Madre di Dio non sia morta dal dolore, pur partecipando al dolore di suo Figlio che gridava il suo spasimo dalla croce.
continua

Giornalino Parrocchiale
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