(da Carta d'identità di San Francesco di Remo Lupi - Ed. Porziuncola)
Nome: Francesco
Cognome: di Bernardone
Data e luogo di nascita: nel 1182 ad Assisi
Cittadinanza: il Creato
Scelta di vita: Religioso
Stato civile: Sposato ... con Madonna Povertà
Residenza: Assisi e dintorni
SEGNI PARTICOLARI
Il messaggio di san Francesco
Crocifisso di San Damiano |
L’amore alla Chiesa
San Francesco si distinse per il suo amore alla Chiesa, perché per mezzo di essa incontrava Gesù nel Vangelo e nell’Eucaristia.
La Chiesa, nel XIII secolo, era messa a dura prova da movimenti eretici che, predicando la radicalità evangelica, contestavano al Clero comportamenti poco edificanti; questi gruppi tuttavia cadevano nell’intolleranza e in deviazioni dottrinali. Francesco, chiamato dal Crocifisso di San Damiano a riparare la Chiesa, svolse questa missione nella piena umiltà e obbedienza ad essa.
La Perfetta Letizia
Uno dei segni più evidenti della vita di san Francesco è la letizia, cioè la gioia. Egli ha sempre davanti le parole del Signore: «Chi crede ha la vita eterna» (Gv 6,47). Questa garanzia di vita eterna è per Francesco fonte di grande serenità spirituale anche nelle prove e nelle sofferenze più dure della vita.
Il Tau
Il Tau è una lettera dell’alfabeto ebraico e greco; essa corrisponde alla nostra T. Per capire come mai san Francesco abbia preso questo segno come simbolo, dobbiamo leggere la Bibbia. Il profeta Ezechiele, nel capitolo nono del suo libro, parla del Tau come simbolo di salvezza; esso veniva segnato sulla fronte delle persone salvate dal giudizio di Dio. Questo significato legato alla lettera Tau è stato mantenuto nella storia della Chiesa. Francesco adotta questo segno perché ha un significato positivo, cioè di redenzione ma, soprattutto, perché la forma del Tau gli ricorda la croce sulla quale Gesù Cristo ha dato la vita per la salvezza di tutti gli uomini.
La Minorità
Un aspetto particolare della vita di san Francesco è la minorità, intesa e vissuta come segno di umiltà. Egli ha sempre davanti agli occhi la vita e l’insegnamento di Gesù: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28); «Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,48). Francesco sente il bisogno di farsi minore, di mettersi all’ultimo posto e chiama i suoi discepoli Frati Minori, cioè fratelli piccoli e umili sull’esempio di Gesù che passò la sua vita terrena nell’umiltà dell’Incarnazione e nell’umiliazione della Croce. Ecco perché nella sua prima Regola scrive: «E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. E l'uno lavi i piedi all'altro» (FF 23).
La Fraternità
La grande intuizione di san Francesco è quella di non volere fondare un Ordine con gerarchie rigide sul modello monastico, ma di dare vita ad una fraternità, cioè ad una grande famiglia dove si è tutti uguali e fratelli. Lo scopo di questa fraternità è di annunciare il Vangelo e di servire i poveri. Il responsabile locale di frati non lo chiama superiore ma Guardiano, colui che guarda i fratelli e li accudisce con amore. Al responsabile provinciale e generale conferisce il nome di Ministro con il significato latino di servitore, colui che serve i fratelli e che è a loro disposizione per qualsiasi necessità spirituale e materiale.
Il saluto «Pace e Bene!»
Il saluto Pace e Bene è la sintesi della spiritualità, del carisma, in poche parole, della stessa vita di san Francesco. Egli, infatti, è uomo di pace, ancora meglio, è uno strumento di pace. Il Signore si è servito di lui per portare pace tra gli uomini e gli ha ispirato il saluto: «Il Signore ti dia pace» (FF 121), come lo stesso Francesco ci riferisce nel suo Testamento. Per il Poverello la pace è condizione primaria per poter accogliere il Signore e il suo Vangelo. Egli testimonia la pace in tutti gli ambienti: nella Chiesa e nella Società civile.
La Semplicità o la Pazzia Francescana
La semplicità è una nota particolare di san Francesco e consiste soprattutto nel vedere il creato, con tutte le sue vicende, nel grande disegno d’amore di Dio, per cui ogni cosa è guidata dalla Provvidenza e va vista, quindi, con occhi puri e semplici. Francesco da uomo libero e semplice vede tutte le cose con uno sguardo puro, senza le incrostazioni e le sovrastrutture umane e va all’essenza delle cose, alla loro verità.
La Preghiera
San Francesco viene così descritto da Tommaso da Celano, suo primo biografo: «Non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente» (FF 682). Francesco si ritira spesso in preghiera in mezzo alla natura o davanti al Crocifisso: la preghiera è la sua consolazione e anche la sua difesa perché, quando si dedica all’apostolato, attraverso l’orazione rifugge dal confidare nelle proprie capacità e mette ogni sua fiducia nel Signore Gesù.